Questa ‘trasfigurazione’ beethoveniana, in onore dei 250 anni dalla nascita del grande compositore tedesco nel 2020, prende spunto dal I movimento di una delle sue Sonate più note: l’op. 27 n 2, meglio conosciuta come “Al chiaro di Luna”. Vuole esserne, in realtà, quasi un preludio visto che i materiali utilizzati in maniera rapsodica rimandano, sia ritmicamente che melodicamente e armonicamente, all’originale che si può, dopo l’ultima battuta, eseguire, ad libitum, integralmente, oltre la già presente citazione delle prime quattro battute.
Anche il titolo è un ‘negativo’ della traduzione inglese della sonata di Beethoven (Moonlight), quasi come lo yin e lo yang: due energie opposte, necessarie e che si completano a vicenda, dove l’esistenza di una dipende dall’esistenza dell’altra. Lo yin e lo yang rappresentano un simbolo di armonia che genera equilibrio e produce interazione tra le due stesse energie; proprio come per me, nel processo creativo, è presente un’organizzazione sempre più ‘armonica’ del materiale che utilizza la rilettura del passato, evidenziandone ed enfatizzandone solo alcuni elementi, attraverso la lente d’ingrandimento della contemporaneità.