Rosso Celestino

per orchestra d'archi
Partitura di "Rosso Celestino"
esecuzione Solisti Aquilani
diretto da Pasquale Corrado
durata 9' e 9'' ca.
ente organizzatore Biennale di Venezia Musica 2019
prima esecuzione Venezia, Ca' Giustiniani - Salone delle Colonne , 28 Ottobre 2019 , ore 16:00

Il titolo del brano è un omaggio alla figura di papa Celestino V, importantissimo per la città di L’Aquila dove ’eremita del Morrone stabilì la sua residenza papale (fu il primo papa che volle esercitare il proprio ministero fuori dai confini dello Stato Pontificio) e a cui donò, prima nella storia della cristianità, la ‘bolla del Perdono’ per ottenere l’indulgenza plenaria: un gesto di ‘rifiuto’ del potere temporale (cui seguirà l’abbandono del soglio pontificio pochi mesi dopo) e di fiducia, invece, nei confronti della cittadinanza a cui affidò la stessa, oltre alla prima Porta Santa nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio, che fece costruire e in cui fu incoronato il 29 agosto del 1294. Il ‘rosso’ non vuole solo ricordare il colore di un paramento ecclesiastico ma soprattutto quello del sangue versato su questo territorio più volte martoriato nel corso della storia da eventi, oltre che di lotta, naturali che ne hanno modificato la morfologia, compreso, in particolar modo, l’ultimo: il sisma del 6 aprile del 2009 e le sue 309 vittime.

La composizione si articola su due elementi principali: movimenti apparentemente ripetitivi e canti di lode. Dalla postazione di scrittura nella mia casa, distrutta e riedificata da quasi tre anni, posso seguire il mutevole orientamento di numerose gru al lavoro: giganti, molti di colore rosso, deputati alla ricostruzione della mia città. Come un sipario, ogni giorno apro la finestra e osservo la loro nuova posizione che disegna profili di differenti ‘altezze’ che si stagliano nel cielo ‘celestino’. E tra una scena e l’altra del loro lavoro, utilizzate come cesure/cesoie del mio, ho elaborato la mia personale ‘ricostruzione’ partendo dal DNA di alcune laude celestiniane*, la cui struttura comprende una prima parte con un canto dal ritmo lento, d’ispirazione gregoriana, seguita da una seconda più ritmata, quasi una tarantella, adatta a far ballare la gente. L’importanza di queste musiche nelle attività aquilane è documentata dal 1327 al 1443: erano inni e canti venuti dal popolo, perciò cantati in volgare, un volgare aquilano molto vicino al dialetto parlato ancora oggi in città, e sono testimonianza di quanto il cittadino fosse parte attiva in tutte le manifestazioni legate alle celebrazioni celestiniane, per il cui scopo venivano utilizzate, compreso il ballo purificatorio “pro salute animarum” per la preparazione del rito. La mia composizione per il decennale del sisma vuole essere un canto di ‘laude’ alla ricostruzione, un rito lunghissimo che auspico sempre più partecipato da una cittadinanza attiva: Jemo ‘nnanzi!..Andiamo avanti!

durata 9’9” ca.

(*da “I cantici del Perdono: Laude e soni nella devozione aquilana a San Pietro Celestino” di Francesco Zimei)

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